01/07/2020
«Essere libere e sovrane, ieri, oggi, domani».
Un articolo di Giulia Mirandola, dal blog di Ibby Italia

Il titolo di un libro è il suo nome proprio. Il nostro abbiamo deciso di chiamarlo Libere e sovrane, perché in questi due aggettivi crediamo ci sia lo spazio adeguato per pensare a numerosi argomenti: il significato specifico dei termini “libertà” e “sovranità”; il ruolo esercitato dal mondo femminile all’interno della storia repubblicana e della Resistenza; il peso della componente femminile nelle società del passato e in quella contemporanea; la lingua italiana e le sue declinazioni al femminile; il richiamo al sistema democratico al quale apparteniamo; l’eco di vite attive, che hanno cercato di praticare scelte esistenziali senza costrizioni e in modo indipendente.

“Libere e sovrane. Le donne che hanno fatto la Costituzione” è un progetto editoriale a dodici mani, che racconta una storia corale, quella di ventuno donne, diverse tra loro, ma unite nell’impegno politico e civile di redigere un testo unico nel suo genere: la Costituzione della Repubblica Italiana. Ai testi hanno lavorato Micol Cossali, Giulia Mirandola, Mara Rossi, Novella Volani; le illustrazioni sono di Michela Nanut; la revisione scientifica è a cura di Maria Teresa Morelli che appartiene alla Società Italiana delle Storiche – SIS.

L’origine del libro è una mostra, realizzata nel 2016, in Trentino, nel settantesimo anniversario del primo voto delle donne in Italia, concepita per raccontare, scoprire o riscoprire le madri costituenti. Dobbiamo immaginare questa scena: 21 donne in mezzo a 535 uomini. Anche se in netta minoranza, le onorevoli sapranno fare la differenza, contribuendo con energia a scrivere la Costituzione e facendo in modo che essa affermi la parità di diritti tra le donne e gli uomini. Il 1946 per le donne è un anno di svolta, nel quale votano per la prima volta, partecipando al referendum istituzionale, indetto per scegliere tra monarchia e repubblica e possono essere elette negli organi amministrativi dei comuni e nell’Assemblea Costituente. Negli ultimi quattro anni la mostra ha continuato a viaggiare, ospitata in diverse regioni d’Italia, da Comuni, associazioni, biblioteche e scuole, sia medie che superiori. In molte occasioni sono stati proposti incontri pubblici, visite guidate, momenti di formazione. Il libro entra ora a fare parte di questa vicenda culturale positiva e dinamica e la arricchisce.

“Libere e sovrane. Le donne che hanno fatto la Costituzione” fa dialogare tra loro testi e illustrazioni, per ricostruire le identità delle donne protagoniste. Ciascuna di loro è presentata con una biografia. Hanno età diverse, provengono da varie regioni d’Italia e non hanno le stesse idee politiche. Nonostante questa pluralità di punti di vista, sono capaci di lavorare insieme e sono accomunate dal desiderio di partecipare in prima persona ai grandi cambiamenti in atto.

La composizione dei testi e delle immagini ha incontrato un ostacolo notevole lungo il processo realizzativo, ovvero la scarsità di fonti storiche sia scritte, che visive. Più di una volta ci siamo trovate di fronte all’assoluta mancanza di testimonianze o all’assenza di varietà di immagini rispetto alle singole onorevoli, con l’eccezione di alcune. Ciò ha aumentato il nostro desiderio di volgere lo sguardo alle loro vite, le abbiamo colte per frammenti e abbiamo provato a ricostruirle, facendo convergere la narrazione storica, il linguaggio visivo, l’esercizio immaginativo. Al principio, abbiamo trovato strano e illogico che delle figure tanto esposte alla vita pubblica siano state sottoesposte nell’opinione pubblica e nella letteratura, al punto da sfiorare l’esperienza della “scomparsa”. Questa oggettiva difficoltà si è posta in termini radicali nel trattamento delle immagini. L’illustratrice ha fatto fronte a quesiti di particolare complessità: come si racconta visivamente un passato che, per paradosso, sembra non essere “avvenuto” visivamente? Come si disegnano le immagini di una storia trascorsa e vissuta non in prima persona e neppure sostenuta da un numero sufficiente di fonti visive? Inoltre, le protagoniste andavano contestualizzate, non era sufficiente apprezzarne i volti. Ciò ha comportato la ricostruzione visiva di ambienti, costumi, paesaggi, epoche. Quella di Nanut è un’operazione sul confine tra non-fiction e fiction.

Il libro si apre e si chiude con due immagini chiave per comprendere il modo in cui ci siamo messe in ascolto della storia della Repubblica e delle ventuno rappresentati femminili dell’Assemblea Costituente. Si tratta di due illustrazioni, che hanno in comune le stesse ventuno persone, la centralità del genere femminile, l’intenzione di narrare e testimoniare un’esperienza politica e sociale inedita, la dimensione plurale, la varietà dei singoli elementi, l’uso di più colori. Ciò che le differenzia in modo netto è il fatto di avere origini diverse. Partendo da quella che appare nei risguardi finali: si tratta della citazione di una fonte storica, la terza pagina de “La Domenica del Corriere” del 4 agosto 1946, sulla quale appaiono le ventuno fotografie in bianco e nero delle donne costituenti, in didascalia nome, cognome e partito di appartenenza di ciascuna. Il cronista di Montecitorio scrive:

«Laureate o lavoratrici, tutte hanno cooperato con slancio al movimento femminile, alla resistenza e alla lotta clandestina, e giungono in Parlamento con una esperienza dei problemi sociali che renderà particolarmente interessante la loro attività alla Costituente.»

I risguardi iniziali sono, invece, la citazione di una foto di gruppo storicamente inesistente, ma stampata bene nell’immaginazione dell’illustratrice Michela Nanut, che ha ripreso il canone della posa in gruppo, per rendere pubblica un’immagine rimasta fuori dalla storia della Repubblica e che con questo libro (ri)portiamo dentro, mescolando deduzione a fantasia. Non si poteva in questo caso appoggiarsi a una foto “della” storia e nemmeno a una foto “nella” storia, così è nata un’illustrazione della foto “della storia che non c’era” e della foto “nella storia che mancava”.

A che punto ci troviamo oggi? Abbiamo raggiunto la parità delle opportunità che la Costituzione prevedeva già nel 1948? Quante donne hanno ricoperto la carica di Presidente del Consiglio o di Presidente della Repubblica? Come si può mettere in pratica quanto scritto nel testo della Costituzione?

Sebbene i principi siano presenti nella Carta, le discriminazioni e i pregiudizi di genere non sono stati del tutto superati e gli effetti nella vita quotidiana sono evidenti, in famiglia e sul lavoro. Nel periodo in cui l’editrice Settenove mandava in stampa “Libere e sovrane” usciva in Italia “Il pericolo di un’unica storia” (Einaudi, 2020) della scrittrice contemporanea nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie, un discorso conciso e nitido sulla relazione tra il racconto di un’unica storia e la creazione di stereotipi. Scrive Adichie: «Quando ci rendiamo conto che non c’è mai un’unica storia per nessun luogo, riconquistiamo una sorta di paradiso.» Allora, mi sono tornate in mente le parole di Nadia Gallico Spano, una delle ventuno donne delle quali raccontiamo la biografia, la quale afferma:

«Quando si parla della donna rispetto alla Costituzione si sottolinea generalmente ciò che la Repubblica, la democrazia, la Costituzione hanno dato alle donne, ma non si parla mai di ciò che la battaglia delle donne ha dato alla Repubblica, alla democrazia, alla Costituzione.»

A ciascuna e a ciascuno di noi queste donne consegnano un pezzo della loro storia e ci invitano a proseguire il lavoro appassionante e inesauribile che hanno iniziato.

Ci auguriamo che “Libere e sovrane. Le donne che hanno fatto la Costituzione” risuoni nei lettori e nelle lettrici, bambini e bambine, ragazzi e ragazze, e che possa essere alla portata delle loro ragioni e dei loro sentimenti. Essere libere e sovrane, ieri, oggi e domani è il bene inalienabile delle donne che hanno fatto “anche” la Costituzione e, in questo modo di essere, il libro che abbiamo realizzato ripone la massima fiducia.
Redazione web