23/01/2017
La marcia delle donne contro Trump
«In un momento difficile della nostra storia, dobbiamo ricordare a noi stessi che noi, le centinaia di migliaia, i milioni di donne, persone transgender, uomini e giovani che si trovano qui per la Marcia delle donne, noi rappresentiamo le potenti forze del cambiamento determinate ad evitare che le culture morenti del razzismo, dell'etero patriarcato possano rinascere di nuovo.

Riconosciamo che noi siamo agenti collettivi della storia e che la storia non può essere cancellata come le pagine web. Sappiamo che ci riuniamo oggi pomeriggio sulla terra indigena e seguiamo l'esempio dei primi popoli che nonostante massiccia violenza genocidaria non hanno mai abbandonato la lotta per la terra, l'acqua, la cultura, la loro gente. Salutiamo oggi in modo particolare gli Standing Rock Sioux.

Le lotte per la libertà dei neri che hanno fatto la natura stessa della storia di questo paese non possono essere cancellati con uno scorrere delle dita. Non possiamo dimenticare che la vita dei neri conta davvero. Questo è un paese ancorato nella schiavitù e nel colonialismo, che significa che nel bene e nel male la storia stessa degli Stati Uniti è una storia di immigrazione e riduzione in schiavitù. Diffondere la xenofobia, lanciando accuse di omicidio e stupro e costruire muri non cancellerà la storia.

Nessun essere umano è illegale.

La lotta per salvare il pianeta, per fermare i cambiamenti climatici, per garantire l'accesso all'acqua delle terre degli Standing Rock Sioux, a Flint, Michigan, per la Cisgiordania e Gaza. La lotta per salvare la nostra flora e fauna, per salvare l'aria, questa è la base della lotta per la giustizia sociale.

Questa è la marcia delle donne e questa marcia delle donne rappresenta la promessa del femminismo come contro i poteri pericolosi della violenza di stato. E il femminismo inclusivo e intersezionale che invita tutti noi ad unirsi alla resistenza al razzismo, alla islamofobia, all'antisemitismo, alla misoginia, allo sfruttamento capitalistico.

Ci impegniamo nella resistenza collettiva. Resistenza ai profittatori miliardario dei mutui e a coloro che gentrificano i quartieri. Resistenza ai privatizzatori dell'assistenza sanitaria. Resistenza agli attacchi contro i musulmani e agli immigrati. Resistenza agli attacchi contro le persone disabili. Resistenza alla violenza di stato perpetrata dalla polizia e nelle prigioni. Resistenza alla violenza di genere istituzionale e privata, in particolare contro le donne trans di colore.

I diritti delle donne sono diritti umani in tutto il pianeta ed è per questo che chiediamo libertà e giustizia per la Palestina. Noi festeggiamo l'uscita imminente di Chelsea Manning. E di Oscar López Rivera. Ma chiediamo anche libertà per Leonard Peltier. Libertà per Mumia Abu-Jamal. Libertà per Shakur Assata.

Nei prossimi mesi e anni saremo chiamati a intensificare le nostre richieste di giustizia sociale e a impegnarci maggiormente nella difesa delle popolazioni più deboli. Coloro che ancora difendono la supremazia dell'etero-patriarcato del maschio bianco dovranno stare attenti.

I prossimi 1.459 giorni dell'amministrazione Trump saranno 1.459 giorni di resistenza. Resistenza sul territorio, resistenza nelle classi di scuola, resistenza sul lavoro, resistenza nell'arte e nella musica.

Questo è solo l'inizio e nelle parole dell'inimitabile Ella Baker: “Noi che crediamo nella libertà non possiamo riposare fino a quando essa non arriverà”. Grazie.»

Angela Davis

traduzione di Maria Chiara Rioli
Redazione web